A partire dalla rivoluzione industriale, il rapporto tra uomo e natura è stato circoscritto - quando se ne ha la possibilità - in brevi attimi extra-ordinari.
Anche durante la bella stagione è ormai sempre più diffusa l’abitudine di rimanere in casa o in luoghi chiusi, lontani dall’ambiente naturale esterno. Dedicarsi ad attività all’aria aperta, magari in compagnia e a contatto con gli animali è nei tempi contemporanei diventato evento eccezionale e, per qualcuno, situazione da evitare che può provocare disagi e insofferenza. Il motivo di questo distacco tra uomo e natura è riconosciuto con il nome di indoorization. Questo fenomeno - peculiare dei giorni nostri - affonda le sue radici nella rivoluzione industriale, quando il richiamo delle lunghe giornate di lavoro in fabbrica hanno cominciato a sottrarre all’uomo l’abitudine di vivere in armonia con l’ambiente e gli altri essere viventi, creando una nuova realtà artificiale e privandolo di fatto della sua dimensione naturale.
Il senso di estraneità e indebolimento delle relazioni cognitive con l’ambiente è ormai la realtà della maggioranza della popolazione mondiale, comportando effetti negativi importanti di deprivazione, accentuazione di ansie e malessere, manifesti purtroppo specialmente nella fascia più giovane e infantile. Ciononostante, l’uomo ha assunto il ruolo di coordinatore e limitatore delle libertà naturali, intervenendo direttamente e in maniera sempre più invadente sugli spazi e le modalità di vita anche degli altri esseri viventi e non viventi, fenomeno ben raccontato nella mostra Marina Caneve. A terra tra gli animali, in esposizione da FMAV fino al 6.10.2024. L’impatto psico-fisico che, in ultimo, il Covid ha portato, ha acceso diversi campanelli d’allarme che hanno attivato risposte pratiche alla necessità di un rinnovato rapporto simbiotico con l’ambiente.
Inizialmente nei paesi del nord Europa, ma sempre più frequentemente anche in Italia, si stanno diffondendo attività per le quali il binomio uomo-natura è fondamentale. Tra queste, per i più giovani è stata ideata l’Outdoor education, l’esperienza didattica - preferibilmente interdisciplinare - svolta in ambienti esterni alla scuola. Boschi, orti didattici, spiagge, giardini urbani, sono diventati così nuove aule dove poter combinare apprendimento e socializzazione, facendo esperienze di tipo percettivo-sensoriale, attività motorie ed esplorative, senza escludere il rapporto con le tecnologie. E se da un lato la risposta sta nell’esterno naturale, anche per chi - volente o nolente - vive la città e le sue architetture, interviene la Biofilia, il design che integra alle realtà urbane e infrastrutturali elementi naturali.
Proprio grazie a queste sperimentazioni abbiamo oggi delle possibili alternative per vivere una realtà più verde e autentica, con la prospettiva di instaurare - anche nella quotidianità 4.0 - una relazione sana e appagante con il mondo naturale.
Dal 2019 FEM opera, sperimenta e promuove la ricerca nell'ambito formativo, con l’obiettivo di offrire servizi e strumenti sempre più innovativi in grado di aumentare il potenziale dell’educazione in società, migliorando la qualità e l’impatto delle esperienze educative attraverso attività di ricerca, design e accelerazione.