Ex Ospedale Sant’Agostino

Da luogo di cura a luogo di cultura

Il complesso ex Ospedale Sant’Agostino occupa un intero isolato nel centro storico di Modena per oltre 20 mila metri quadrati. La facciata della sua parte più antica, costruita tra il 1753 e il 1758, prospetta su Largo di Porta Sant’Agostino, sul quale insiste, al lato opposto, il Palazzo dei Musei, anch’esso di origine settecentesca e sede dei principali Istituti Culturali cittadini come i Musei Civici, la Biblioteca Poletti, l’Archivio Storico del Comune di Modena e la Galleria Estense, unificata alla Biblioteca Estense Universitaria nelle Gallerie Estensi.
Da luogo di cura a luogo di cultura

L’intervento di riqualificazione dell’ex Ospedale Sant’Agostino riveste per la città una valenza strategica e un ruolo di motore e volano di un più ampio percorso di riqualificazione dell'intero quadrante urbano comprendente, oltre al Complesso Sant'Agostino, la Piazza Largo di Porta Sant’Agostino, il Palazzo dei Musei e l’ex Ospedale Estense.

La condivisione di questo obiettivo da parte di Comune di Modena, Fondazione di Modena e Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, ha permesso di attivare e condurre un percorso di lettura, riflessione, elaborazione e approfondimento volto alla predisposizione di un progetto culturale, urbanistico e architettonico che coinvolgesse l'intero quadrante urbano nella creazione di un distretto culturale unitario: il rec upero dell’ex Ospedale Sant’Agostino e la sua nuova destinazione vengono così a creare un’occasione per il ridisegno di un ampio comparto del centro storico della città, in uno dei punti più interessanti di congiunzione con il tessuto urbano novecentesco.

Il Complesso riveste un ruolo fondamentale per la posizione strategica dal punto di vista urbano, ma anche e soprattutto per la storia che lo lega alla città ed ai suoi abitanti.

Una piazza nel cuore di Modena da dedicare all’assistenza

Largo di Porta Sant’Agostino, sulla quale si affaccia anche l’omonimo ex ospedale, non nasce come piazza quale luogo di pubblico convegno o ritrovo civile, così come intesa negli usi medioevali e dalla cultura architettonica ed artistica del Rinascimento, ma viene creata piuttosto come area di rispetto per la percezione e la valorizzazione degli edifici che la circondano. La piazza fu il risultato di un programma di riqualificazione urbana, in particolare della via Emilia, dove i nuovi edifici assumevano un valore funzionale e propagandistico rilevante per la politica degli Este.

La costruzione di questi complessi architettonici risale infatti ad un’opera di rinnovamento edilizio che iniziò intorno alla metà del Seicento con i lavori di trasformazione in tempio barocco della chiesa di Sant’Agostino, e finì nella seconda metà del Settecento con la realizzazione del Grande Spedale degli Infermi – in seguito Ospedale Sant’Agostino - e dell’Albergo dei Poveri – ora Palazzo dei Musei, entrambi luoghi nati con finalità assistenziali.

Riqualificazione dell’ex Ospedale Sant’Agostino

La nascita del Grande Spedale

La storia dell’ex Ospedale Sant’Agostino è legata alla storia del sistema assistenziale modenese. La prima Confraternita per l’assistenza di poveri e infermi a Modena era chiamata “della Scova o della Disciplina” (il nome deriva dal fatto che gli adepti si flagellavano con la scova, uso che poi venne proibito) e nel 1260 il confratello Guglielmo della Cella gettò le basi di quello che sarebbe poi diventato il primo vero ospedale di Modena: l’ospedale della Cadè o Casa di Dio, tanto importante da rimanere in uso per 700 anni attraversando successivi mutamenti di nome e forma, sino all’ospedale Sant’Agostino. Il 18 luglio 1541 venne proclamata la nascita della Santa Unione che riunificava tutte le confraternite fino ad allora esistenti e che fu attiva fino alla riforma del Duca Francesco III nel 1764.

Questo nuovo ente accorpò tutti i beni delle precedenti confraternite e procedette alla costruzione di un nuovo ospedale funzionale alle necessità del tempo, grazie all’ampliamento del vecchio ospedale della Cadè: nacque così il Grande Spedale degli Infermi, su impulso della comunità modenese attraverso i beni devoluti alla Santa Unione tramite le Confraternite e alle Opere Pie e con il contributo, seppur minore, della casa D’Este.

La nascita del Grande Spedale
1700

Un’illuminazione
che si fa realtà

Grande Spedale degli Infermi eretto tra il 1753 e 1762

Il Grande Spedale degli Infermi venne eretto tra il 1753 e 1762, secondo il disegno di Alfonso Torreggiani, per sostituire il fatiscente edificio della Cadè, inserendosi nell’ampio programma di trasformazione e riqualificazione urbana voluto dal Duca Francesco III D’Este.
La sua costruzione iniziò nel 1753 e fu inaugurato il 30 novembre del 1758. Per lasciare spazio alla nuova fabbrica vennero abbattute l’antica Chiesa e il Monastero di San Girolamo, una casa privata di proprietà Mazzoli e la famosa e frequentata Osteria del Guasto. Si inglobò anche, conservandola, una parte della vecchia Cadè.
La costruzione si deve a Giuseppe Sozzi e i ferri battuti, presenti nelle inferriate e nella grande cancellata ancora collocata nell’atrio, a G.B. Malagoli. Il nuovo luogo di cura rappresentò un polo assistenziale fondamentale non solo per la sua dimensione, ma anche per la modernità della gestione. La posizione ai margini del centro abitato permetteva alla nuova struttura di operare senza condizionamenti sulle altre funzioni cittadine e di ampliarsi a seconda delle esigenze che via via si manifestavano: in corso d’opera, infatti, il Duca decise di ampliare l’edificio, raddoppiando il fronte su via Emilia, che dal 1772 ospitò l’infermeria militare.
Finalmente Modena ebbe una struttura ospedaliera degna della capitale del ducato. Nel 1764 la Santa Unione lasciò il testimone all’Opera Pia Generale dei Poveri ed il Grande Spedale iniziò ad essere anche luogo di studio e pratica medica oltre che di assistenza.

Il 23 gennaio 1775 fu inaugurato il famoso Teatro Anatomico su progetto di Antonio Scarpa, situato nei pressi della “Casetta dei Pazzi”, in quella parte di cimitero interno che segnava il confine ovest del complesso. Agli stessi anni risale la costruzione dell’attigua Chiesa di San Niccolò. Negli anni successivi il Grande Spedale venne modificato ed ampliato con nuove costruzioni ad uso sia dell’ospedale stesso che delle scuole di medicina, tra cui: l’alloggio dei Padri Cappuccini, il locale degli Esposti, la Chiesa di San Niccolò e numerosi locali di servizio. Nel frattempo, dall’altro lato della piazza fu edificato l’attuale Palazzo dei Musei tra il 1764 e il 1771, sempre per volere del Duca Francesco III d’Este.
Originariamente sede dell’Arsenale Ducale, fu trasformato prima in Albergo dei Poveri su progetto dell’architetto di corte Pietro Termanini e nel 1788 in Albergo delle Arti. Il Comune di Modena acquistò il Palazzo nel 1881 allo scopo di riunirvi gli istituti culturali cittadini. A confine con il Palazzo dei Musei si trovano la Chiesa di Sant’Agostino e l’ex Ospedale Estense.

1800

Il periodo delle grandi trasformazioni

Grande Spedale degli Infermi eretto tra il 1753 e 1762

Nel 1796 l’arrivo dell’esercito francese del Generale Napoleone Bonaparte portò, oltre alla guerra, carestie ed epidemie di uomini e bestiame, causando un forte calo demografico: nonostante questo nel Grande Spedale iniziarono a scarseggiare i posti per i militari feriti e l’Albergo dei Poveri, ormai in disuso, fu convertito in servizio di infermeria e caserma.
Nel 1814, dopo il crollo dell’Impero Napoleonico, salì al governo Francesco IV, Duca di Dinastia Austro-Estense. Questi, preso atto che le attività di cura erano già ben avviate e integrate nelle due possenti strutture dell’Albergo da una parte e dell’Ospedale dall’altra, ne completò l’opera di unificazione funzionale in un unico polo dedicato alla cura dei malati e allo studio delle scienze mediche. Furono riportati nell’Ospedale Sant’Agostino i degenti uomini presenti nell’Albergo, così che in questi locali, rimasti liberi, si costruirono le grandi sale di degenza dell’attuale Ospedale Estense inaugurate il 18 luglio 1843.

Vennero così diversificate le degenze nelle due grandi strutture così che si venne a formare un polo ospedaliero provvisto di larghi spazi concatenati ed articolati.

Nel 1840 il governo costruì all’interno del perimetro dell’Ospedale Sant’Agostino, nei presso del Teatro Anatomico, un edificio ad uso esclusivo delle cliniche mediche, a cui affluirono ammalati non solo miseri ma anche di buona estrazione sociale per sottoporsi a quelle che oggi sarebbero chiamate visite specialistiche. L’ospedale e i dipartimenti dell’Università che si svilupparono al suo interno, divennero un centro di ricerca scientifica che aveva rapporti con tutti gli Atenei d’Europa (medici come Falloppia, Ramazzini, Scarpa, Vallisnieri, Araldi e Gaddi insieme a fisici come Spallanzani, Amici e Ruffini, riconosciuti maestri della cultura universale, ebbero contatti con la struttura ospedaliera e universitaria di Modena).
Nel 1859 Modena, da Capitale del Ducato, divenne provincia sabauda. L’amministrazione dell’ospedale fu affidata alla Congregazione di Carità di Modena che, nel 1867, spostò i degenti del Ricovero nell’ex Ospedale Militare Estense per fare posto a tutti i malati del Sant’Agostino. Sette anni dopo i malati rientrarono nell’ospedale Sant’Agostino ed il Ricovero ritornò nella sua sede.

In contemporanea a queste trasformazioni nei modelli di gestione e nelle destinazioni degli spazi, il Grande Spedale aprì le porte a importanti innovazioni tecnologiche quali l’illuminazione a gas e l’installazione di un montacarichi e porta-lettighe.

Verso la fine del secolo la Congregazione di Carità cedette l’Albergo al Comune di Modena nel 1883 che lo destinò a Palazzo dei Musei; veniva così a restringersi strutturalmente, in modo poco lungimirante, quel polo sanitario così ben congegnato dagli Este.

1900

Un secolo verso l’alto

Grande Spedale degli Infermi eretto tra il 1753 e 1762

La Prima guerra mondiale provocò naturalmente un carico eccezionale di degenti così che si comprese che questo edificio non avrebbe potuto ampliare ulteriormente la sua capacità ricettiva. Dopo gli ultimi interventi di sopraelevazione di alcuni edifici, la crescita esponenziale della popolazione cittadina fu tale che nel 1938 la Provincia, il Comune, la Cassa di Risparmio e l’Università degli Studi, costituirono tra loro un consorzio atto all’edificazione di un nuovo ospedale progettato dell’architetto Ettore Rossi.
Il 22 luglio 1939 il consorzio ed il governo nazionale si accordarono sulle spese da sostenere ed in pochi mesi iniziarono i lavori del Policlinico, poi sospesi a causa della Seconda guerra mondiale (nel 1951 vennero ripresi i lavori del Policlinico ma in modo incostante per mancanza di fondi, solo nel 1963 iniziarono i primi ricoveri).

In attesa del compimento del nuovo Policlinico, si ricorse a nuovi lavori all’interno dell’Ospedale Sant’Agostino che permettessero di fronteggiare le necessità di cura della cittadinanza con lavori atti ad aumentarne almeno transitoriamente la capacità ricettiva. Ultimo intervento rilevante fu l’edificazione del corpo del Pronto Soccorso.
Nei decenni precedenti la dismissione dell’edificio, l’ospedale ha subìto modifiche di lieve entità e tutte principalmente con lo scopo di adeguamento alle normative che venivano man mano adottate. L’edificio ha mantenuto la funzione ospedaliera fino all’anno 2005, quando tale funzione è stata trasferita nel nuovo Polo Ospedaliero di Baggiovara.

Tecniche costruttive

Il Complesso Sant’Agostino si articola in corpi di fabbrica molto diversi tra loro, frutto di stratificazioni successive avvenute in più di due secoli di storia durante i quali la fabbrica si è adeguata ai continui mutamenti delle esigenze e delle normative legate all’attività ospedaliera. Grazie a successive campagne di saggi stratigrafici effettuati in tutto il complesso, si sono potute individuare le aree in cui sono ancora presenti – sotto strati di pitture – elementi decorativi di pregio che saranno conservati, così come gli elementi in ferro battuto (inferriate e cancellata) e i serramenti originali (portoni lignei e persiane) di maggior valore storico-artistico.
Tecniche costruttive
La parte più antica si affaccia su Largo Porta di Sant’Agostino ed è costituita essenzialmente da:
• i corpi che compongono il nucleo originario della “tenaglia”, costruiti tra il 1753 ed il 1759;
• dall’ampliamento avvenuto tra il 1759 ed il 1780 per l’Ospedale Militare, ottenuto con il raddoppio verso ovest del corpo che si affacciava sulla piazza;
• dai corpi secondari aggiunti in fasi successive a completamento o collegamento di quelli principali.

Una parte di poco successiva si affaccia su Viale Berengario ed è di proprietà dell’Agenzia del Demanio: essa comprende, oltre a due edifici minori, il complesso dei Musei Universitari ed il Teatro Anatomico.

Infine, la parte più recente risale ai primi decenni del XX secolo ed posta nel lembo più a nord dell’isolato, delimitata da Viale Berengario e da Via Ramazzini: essa comprendente corpi di fabbrica di diversa natura frutto di interventi di rimaneggiamento per creare nuovi servizi per l’istituto ospedaliero, quali l’Istituto Clinico Dermosifilopatico, la Clinica Ostetrica, la Clinica Oculistica, l‘Istituto Pediatrico.
Tecniche costruttive creare nuovi servizi