Farmacia
La Farmacia
Alla spezieria furono assegnate due stanze, situate all’angolo tra Piazza Sant’Agostino e la contrada della Cerca (attuale via Bernardino Ramazzini). Secondo un “Inventario di Capitali della Farmacia” del 1827 al suo interno si trovavano, oltre a numerosi libri farmaceutici, più di cento vasi di maiolica e mortai di bronzo e di marmo.
All’inizio del Novecento iniziarono le trattative tra il Comune, impegnato in prima persona nell’assistenza degli ammalati e dei poveri, e la Congregazione di Carità, che fino a quel momento si era occupata della gestione, relativamente all’assunzione diretta dell’esercizio della Farmacia, che nel 1917 divenne comunale e restò attiva fino al 1990, esercitando anche il servizio notturno.
L’ambiente della Farmacia e gli arredi fissi hanno vissuto una complessa storia fatta di continui adattamenti, manutenzioni ed aggiornamenti. Infatti, le modifiche settecentesche alle scaffalature (provenienti da una più antica farmacia presente anch’essa in Via della Cerca) e i successivi interventi ottocenteschi, contemporanei alle decorazioni della volta a padiglione - citando solo le fasi più rilevanti - hanno determinato trasformazioni che hanno inciso in maniera significativa nell’aspetto complessivo dell’ambiente.
Il restauro
L’intervento di restauro ha in primo luogo reso evidenti, attraverso diverse metodologie di indagine, le fasi costruttive e decorative; quindi, privilegiando le scelte volte alla conservazione del manufatto, sono stati attuati interventi per restituire all’ambiente una facies composita dal punto di vista formale.
La grande sala adibita a farmacia conserva ancora l’antica decorazione pittorica nella volta a padiglione, eseguita ad affresco nel 1851 dai pittori modenesi Camillo Crespolani e Luigi Mamzini, e dal reggiano Antonio MAGNANI, riportata alla luce grazie alla rimozione dai depositi superficiali e dai maldestri interventi di copertura, eseguiti nel corso del tempo, con lo scopo di unificare cromaticamente le diverse tinte. Al centro del rosone pendeva la primissima illuminazione a gas dell’ospedale, poi estesa agli altri ambienti dell’istituto ospedaliero.
In linea con l’eclettismo pittorico ottocentesco, la decorazione è affidata a fregi con girali ad ovuli di ispirazione quattrocentesca, a lunette di stampo cinquecentesco (due delle quali con strumenti farmaceutici e alambicchi) e a vasi di fiori collocati nei quattro angoli. Spiccano poi i profili di uomini di scienza suddivisi su due registri: quello inferiore, composto da otto ottagoni, raffigura tra volute e racemi le effigi degli scienziati della modernità (Andrea Cesalpino, Lazzaro Spallanzani, Luigi Galvani, Lavoisier, Berzelius, Antonio Vallisnieri, Carlo Linneo, Alessandro Volta), mentre in quello superiore, tra rami di alloro, compaiono gli eruditi e scienziati della tradizione classica (Ippocrate, Dioscoride, Celso, Galeno, Teofrasto, Avicenna).
Nel registro inferiore troviamo inoltre la grande mano aperta con il motto dell’Opera Pia “Patet omnibus”, a significare la concessione a tutti dell’assistenza richiesta, e due pellicani fronteggiati, che per la loro forma rimandano agli alambicchi utilizzati nelle farmacie (strumento al tempo chiamato appunto “pellicano”). Spiccano ora le preziose cromie originarie delle pitture, come il blu oltremare e finiture in lamina d’oro, riemerse grazie al recente restauro (completato nel 2010 grazie ai finanziamenti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali).
I restauri hanno inoltre permesso di riportare le scaffalature storiche in legno d’acero trattato con resine naturali al loro aspetto originario, eliminando ben sedici strati di tinteggiatura. Provenienti dall’antica spezieria della Cà di Dio, esse vennero trasferite in questo ambiente nel 1760 e riadattate al nuovo sito dal falegname Giacinto Bonora. Le lesene decorate, le anforette e la cornice sommitale sono aggiunte ottocentesche. Sui ripiani erano collocati numerosi libri farmaceutici, più di cento vasi di maiolica e mortai di bronzo e di marmo. Il restauro ha interessato anche il pavimento: quello originario in marmette è stato sostituito con pianelle in cotto delle stesse dimensioni e montate secondo l’antica disposizione. All’interno di questo ambiente sono stati ricollocati alcuni oggetti, tra cui un orologio del XIX secolo, una tavoletta raffigurante due putti e una stampa policroma della Madonna della seggiola di Raffaello Sanzio.
L’antico pavimento in marmette è stato sostituito con pianelle in cotto, prodotte a mano, delle stesse dimensioni di quelle originarie e montate secondo l’antica disposizione, parzialmente riscoperta sotto le scaffalature perimetrali. La sottostante struttura di sostegno, composta da frenelli e pianelle, è stata preventivamente consolidata per recuperare importanti cedimenti differenziali avvenuti nel corso dei secoli.
Il progetto di illuminazione ha dovuto coniugare le diverse esigenze dell’ambiente restaurato. Da un lato quella di rendere pienamente visibile la volta decorata, dall’altro quella di valorizzare gli arredi storici e, al contempo, consentire le nuove funzioni che vi saranno ospitate. La volta affrescata è stata illuminata direttamente, con tecnologia led, mentre per le scaffalature storiche è stata scelta un’illuminazione dal basso, integrata nel pavimento, per enfatizzare i materiali e i colori componenti le strutture lignee, oltre alle pregiate decorazioni costituite, in particolare, dalle piccole lesene decorate a finto marmo su fogliette e soprastanti testine in gesso rivestite da lamina d’oro. I “caldi” riflessi sprigionati dalla cornice superiore, sormontata da graziose anforette, concludono tale rappresentazione.
Come già evidenziato, le esigenze legate alla diversa fruizione dell’ambiente storico, hanno comportato la realizzazione di impianti atti a fornire nell’immediato la possibilità di fruire dell’ex farmacia quale spazio per la realizzazione di eventi e, in futuro, per allestimenti museali e piccole esposizioni.