Importanti e significativi materiali documentali, risalenti al periodo tra il XV e il XVIII secolo, e antichi manoscritti presenti sul territorio modenese potranno ritrovare una più ampia fruibilità grazie alle più aggiornate tecnologie informatiche applicate in ambito umanistico.
È questa la missione che si è dato il Centro interdipartimentale di ricerca sulle Digital Humanities dell’Università di Modena e Reggio Emilia (DHMoRe) con il progetto “DHMoReLAB Per un’impresa culturale: servizi di tutela, studio e disseminazione del patrimonio culturale materiale”.
Il progetto, che si avvale di un finanziamento di 400.000 euro della Regione Emilia-Romagna, ha consentito l’attivazione di 10 posizioni per giovani ricercatori e ricercatrici.
L’intento dei proponenti è di sviluppare nuovi servizi e approcci multimediali al patrimonio culturale che, proprio in un momento come quello attuale, in cui le attività produttive, culturali e sociali sono sospese, fa emergere l’importanza e i vantaggi della digitalizzazione.
“Questo progetto - spiega la Prof.ssa Elena Fumagalli, direttrice del Centro - prevede la collaborazione di personale altamente qualificato di ambito sia umanistico sia informatico, con particolare riguardo ai campi dell’Intelligenza Artificiale, della Visual Computing e delle Interfacce Innovative: i l Centro intende così consolidare il proprio ruolo di punto di riferimento per partenariati e consulenza per l’impresa culturale, favorendo il dialogo fra pubblico e privato”.
La realizzazione del progetto, infatti, consentirà di immettere nuovi contributi di ricerca all’interno del tessuto industriale dell’impresa culturale e creativa, quanto mai fiorente nella nostra regione.
“Nonostante l’emergenza e per dare un segno di speranza - spiega il Prof. Matteo Al Kalak, responsabile scientifico del progetto - abbiamo deciso di partire con i lavori, che prevedono due laboratori. I l primo sviluppa algoritmi e software di riproduzione del bene culturale, che mirano alla catalogazione semi-automatica e a una fruizione aumentata soprattutto di materiali documentari fra XV e XVIII secolo, di cui è ricchissimo il nostro territorio. Il secondo, più orientato a contenuti innovativi, si prefigge di sviluppare algoritmi basati su tecniche di Intelligenza Artificiale per la lettura automatica dei manoscritti antichi, una sfida appassionante che potrebbe portare risultati di grande rilievo nel campo della ricerca umanistica”.
Il Rettore Prof. Carlo Adolfo Porro ha espresso soddisfazione per l’iniziativa: “Il Centro sulle Digital Humanities del nostro Ateneo ha davanti a sé l’importante missione di innovare e rendere fruibile a un pubblico sempre più largo la conoscenza umanistica. In questo periodo di emergenza, un progetto come questo conferma la valenza strategica della ricerca e del coinvolgimento dei giovani studiosi. La gratitudine va ai colleghi e alla Fondazione di Modena che, nella cornice di “Ago. Modena fabbriche culturali”, ha generosamente sostenuto l’avvio del DHMoRe e ha messo a disposizione spazi per la sua attività”.
Il progetto conta di poter giungere alla catalogazione completa di una delle più importanti raccolte di autografi d’Europa, quella appartenuta a Giuseppe Campori (1821-1887) e oggi di proprietà del Comune di Modena, costituita da oltre 200.000 pezzi attualmente conservati tra la Biblioteca Estense e l’Archivio Storico comunale. Questo patrimonio sarà finalmente messo in rete e reso accessibile da ogni parte del mondo, attraverso modalità di interrogazione semplici e studiate per un’utenza anche non specialistica.
La sperimentazione sulla lettura automatica, invece, partirà dai manoscritti di due nomi cari a Modena: Lodovico Antonio Muratori e il cronista Giovanni Battista Spaccini, che tra ‘500 e ’600 raccontò quotidianamente le vicende della città.