Per filo e per segno

Ex ospedale Sant'Agostino: una storia, tante storie

Per filo e per segno, intrecci di memoria negli spazi di AGO

C’è una storia di Ago, e ci sono storie, in Ago. Ago è un cantiere ma anche grande scrigno di tracce immateriali, da riallacciare e valorizzare. Accanto alla vicenda, che a partire dal primo innalzamento architettonico si è sedimentata nel corso dei secoli fino all’edificio attuale, in Ago – Modena Fabbriche Culturali, convergono storie in apparenza marginali che, composte di memorie, significati e testimonianze, accompagnano la costruzione del monumento.
E’ a questo patrimonio immateriale, racchiuso nelle antiche stanze del complesso Ex Ospedale Sant’Agostino, che Fondazione di Modena guarda, nell’intento di esplorare e valorizzare anche il lascito più nascosto dell’antico complesso, attraverso Per filo e per segno, un’attività che affianca il lavoro di recupero architettonico e la tradizionale lettura artistico-storica del complesso ad una comprensione più profonda del significato che i luoghi hanno avuto e continuano ad avere per le comunità. Per filo e per segno nasce proprio allo scopo di esplorare le diverse storie intrecciate e connesse, renderle narrazioni nuove e coinvolgenti da divulgare, e farne strumento di consapevolezza per la Modena di oggi.

Pittore modenese, Piazza Sant'Agostino a Modena, 1762-1764, olio su tela, Modena, Museo Civico

Pittore modenese
Piazza Sant'Agostino a Modena, 1762-1764
olio su tela
Modena, Museo Civico

Si sviluppa infatti su diversi piani l’intervento che Fondazione di Modena porta avanti attraverso il grande cantiere che si apre sul centro storico: da un lato la costruzione e le modificazioni compiute nel tempo, studiate in funzione del progetto di restauro e recupero a Polo Culturale in fase di attuazione; dall’altro la ricerca documentaria, condotta attraverso rilievi ed elementi grafici e iconografici e ricognizioni tecnico-costruttive degli edifici condotte anche attraverso sondaggi.

È a questo secondo aspetto che si rivolge Per filo e per segno, che prevede raccolta, catalogazione e restituzione delle tracce del passato immateriale del grande e storico complesso. A partire dalla ricerca storico-archivistica, che dal 2011 in poi ha permesso l’individuazione di nuovi fondi significativi relativi all’Ex Ospedale Sant’Agostino, Fondazione di Modena intende promuovere il censimento di tali fondi, valutandone i contenuti e le potenzialità, per riunire in un unico archivio tematico le fonti grafiche, fotografiche e documentali relative al complesso, rendendole fruibili allo studio e all'esposizione.

Archivio

Al contempo il cantiere avviato offre una testimonianza diretta delle trasformazioni compiute dagli edifici nel tempo. Per non disperdere tale ricchezza si procede, quindi, anche alla raccolta sistematica di campioni e documentazione delle tecniche costruttive, che testimoniano oltre 250 anni di cultura edilizia modenese. Questo permetterà di ricostruire l’ambiente tecnico-culturale di Modena e definire l’identità costruttiva del territorio. L’eterogeneità che oggi si rileva in queste fabbriche rappresenta un patrimonio di tecniche, materiali e saperi costruttivi con differenti registri e riferimenti storici riconducibili a soluzioni progettuali ex-novo, ad interventi di adeguamento normativo o funzionale. L’occasione del cantiere avviato consente perciò la raccolta di campioni, la documentazione e lo studio di elementi costruttivi originali, oltre a permettere di verificare i processi costruttivi delle fabbriche a partire dal cantiere iniziale.

Battente mano benedicente

Sempre nel perimetro del progetto, è prevista la creazione di una bibliografia tematica e un archivio digitale delle pubblicazioni sul complesso dell'Ex Ospedale di Sant'Agostino, rendendo tali risorse accessibili al pubblico.
L’attività collegata alla presentazione dei progetti di riconversione d’uso e le prime visite guidate pubbliche condotte, dall’apertura del cantiere in poi, all’interno dell’edificio hanno fatto comprendere le potenzialità esistenti e la necessità di creare “storie” utili agli utenti per meglio comprendere l’Ex Ospedale Sant’Agostino, nel suo ruolo sociale e urbano del grande ospedale, ma anche complesso centrale nell’ambito della storia politica, sociale e urbana di Modena, dal metà del Settecento ad oggi.
Utilizzando i dati emersi dalle ricerche, si potranno creare elaborazioni multimediali che illustrano i cambiamenti nel tempo del complesso, da utilizzare per video introduttivi e altre forme divulgative, mentre i campioni raccolti possono diventare oggetto di una esposizione che racconti l’Ex Ospedale Sant’Agostino attraverso i suoi elementi minuti, aprendo spiragli sull’economia del costruire e sul “saper fare” tecnico tradizionale.
Infine, la ricerca condotta sui luoghi dell’Università medica, in connessione con lo sviluppo della facoltà di Medicina e Chirurgia di Modena, permetterà di ricostruire il processo di accrescimento degli edifici destinati alla didattica universitaria e sviluppare collaborazioni con UNIMORE per approfondire la storia della medicina locale.

Il progetto Per Filo e per Segno prende le mosse da una duplice attività di ricerca, condotta a partire dal 2010 da Fondazione di Modena.

Da una parte la ricerca sulla storia dell’opera, ovvero le indagini sull’edificio volte alla ricostruzione, storicamente fondata, del suo aspetto originario e delle fasi di successiva modifica e ampliamento fino alla forma novecentesca. Tali indagini, funzionali al progetto di Restauro e Riqualificazione architettonica del complesso, si sono svolte sia mediante saggi, analisi dirette sui materiali e sulle tecniche costruttive degli edifici che lo compongono, sia mediante indagine delle fonti indirette, documenti conservati negli archivi storici della città, fonti pittoriche e iconografiche, fonti bibliografiche.

Dall’altra parte, il progetto prende le mosse anche da un’attenzione particolare alla storia del monumento, un approccio che Fondazione di Modena ha voluto promuovere, attraverso il progetto Per Filo e per Segno, con un’attività specifica di ricerca volta alla disseminazione, per raccogliere e raccontare le vicende storiche umane che hanno accompagnato la vita dell’ex Ospedale, dalla nascita alla fine dell’attività di cura, con un occhio al presente e al suo futuro come polo culturale.

Sin dall’inizio dell’attività di ricerca è stato evidente come i due piani spesso si incontrassero, dialogassero tra loro, certe volte si completassero a vicenda, per restituire affreschi sulla storia della città che Fondazione di Modena desidera comporre e raccontare, per conservare l’identità del luogo permettendo alla memoria del passato del Grande Spedale di attraversare le sue future trasformazioni architettoniche.

Per filo e per segno intende indagare e raccontare le storie degli uomini e delle donne che hanno prima costruito e poi abitato le stanze, percorso le scale e i corridoi dell’ex Ospedale, per prestare cura e assistenza o per riceverla. Le storie di una comunità e del legame col suo primo luogo pubblico di cura, creato nel 1753 per volere del Duca Francesco III d’Este nell’ambito di un progetto di riforma urbanistica secondo i canoni illuministici, ma finanziato per la quasi totalità con denaro pubblico1.

Nel rapporto tra la città e il suo ospedale, la Storia ufficiale è raccontata come sfondo a tante piccole storie che hanno contribuito a costruire la cultura materiale e immateriale ad esso legata: Per filo e per segno desidera indagare e narrare le tecniche e la scelta dei materiali costruttivi, la perizia e l’ingegno delle menti e delle braccia che hanno portato a termine l’impresa costruttiva del Grande Spedale di Modena; ma anche i riti, le usanze e le buone prassi in ambito sanitario, i talenti e le eccellenze della ricerca medica che hanno prestato la loro attività nell’antico nosocomio; infine, le piccole storie, che inevitabilmente hanno riguardato la vita e la morte dei membri di una comunità, e il legame dell’ospedale con la città in continua trasformazione e crescita demografica, di pari passo con la sfida del progresso scientifico e tecnologico in campo medico.

I segni e le tracce delle antiche tecniche costruttive - in quella che le fonti descrivono come una “solida fabbrica” - diventano il racconto dell’attività delle mani sapienti che li hanno lasciati, racconto che Fondazione di Modena desidera valorizzare consentendo – accanto alla rifunzionalizzazione degli spazi - la possibilità di prevedere anche percorsi di visita dedicati alla storia dell’edificio.

Gli oggetti, che ci riportano alla recente storia legata all’attività sanitaria, aprono uno sguardo su ritmi e gesti quotidiani di uomini e donne e sulle loro piccole-grandi imprese di ogni giorno, che Fondazione di Modena desidera raccontare attraverso interventi mirati di disseminazione, in modalità on-site e online, privilegiando supporti digitali e inclusivi.

Gli antichi documenti e le foto storiche che ritraggono gli edifici e i volti dei protagonisti silenziosi di queste storie, comporranno - anche attraverso ricostruzioni digitali - un racconto lungo due secoli e mezzo, che ha lasciato memorie indelebili nei muri e nelle testimonianze di chi dentro di essi ha trovato ricovero e cura.


[1] Daniela Grana, Per una storia della pubblica assistenza a Modena: modelli e strutture tra '500 e '700. Modena, Aedes Muratoriana, 1991, p. 73

La storia dell’ex Ospedale è in realtà un quadro che si compone gradualmente nei suoi dettagli, grazie al contributo di tante piccole storie appartenute alla comunità. Una storia corale, fatta delle vicende di chi lo ha voluto, costruito, modificato, arricchito con l’attività e l’impegno quotidiani, vissuto e infine gradualmente sostituito e affidato al futuro sotto una nuova funzione.

Il racconto che Fondazione di Modena intende promuovere attraverso Per filo e per segno, non ha un’unica voce, ma raccoglie i contributi degli attori che nei secoli hanno partecipato all’impresa del Grande Spedale di Modena: un ruolo cardine è sempre stato quello svolto dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, la quale - grazie in particolare all’attività di Antonio Scarpa, appoggiato dal Duca Francesco III nell’ambito della più ampia riforma universitaria- si è fatta sin dall’origine promotrice della nascita di una sede per l’insegnamento della chirurgia e dell’anatomia nella immediate adiacenze dell’ospedale. Tale sede, arricchita da un Teatro anatomico, anch’esso settecentesco, e dai Musei anatomici, ha mantenuto fino a buona parte del secolo scorso, la sua originaria funzione e ha fatto della ricerca e della didattica scientifica in ambito medico e anatomico – accanto alla cura - un’eccellenza della città.

Tra le voci che si alterneranno, Fondazione di Modena desidera raccogliere – in un dialogo a volte reale, a volte immaginario – anche le esperienze delle persone comuni, pazienti, familiari, studenti, farmacisti, infermieri e medici che hanno prestato il loro servizio nell’ex Ospedale, guidati nel loro operato dalla gestione portata avanti attraverso l’Opera Pia generale dei Poveri, istituzione laica di diritto pubblico nata per volere del Duca nel 1764, per arrivare con successive riforme fino all’Azienda Sanitaria Locale, di competenza regionale, in epoca contemporanea. Tra gli attori pubblici coinvolti nella storia del Grande Spedale è presente anche il Comune, da cui Fondazione di Modena ha acquisito l’immobile nel 2005 e che prima di ciò, era presente all’interno dell’ospedale - fino quasi alla sua chiusura - come gestore dell’antica Farmacia, ora restaurata e riportata all’aspetto ottocentesco con l’intento di conservarne la storia in una nuova veste museale.

L’attenzione di Fondazione di Modena è infine rivolta a costruire un dialogo aperto con le istituzioni - locali, regionali e statali - volte alla conservazione e alla tutela del patrimonio, anche per la creazione di percorsi condivisi, nella comune finalità di restituire alla città un edificio da abitare e una storia corale da raccontare.