Per abitudine percettiva, il mondo ci appare solido, denso, compatto. Crediamo di vivere in una realtà fatta di materia definita, invariabile, continua. Ma, come ci indica la teoria quantistica, ossia la più straordinaria rivoluzione scientifica dell’ultimo secolo, si tratta solo di un’illusione. Il mondo è granulare, discreto, assolutamente meno solido e più contingente di come lo pensiamo per abitudine.
Alla scala delle molecole, quel che ci appariva netto e determinato si rivela fluttuante, indeterminato, impreciso, in continua agitazione. La struttura della realtà nell’immagine quantistica è più vuota che piena, caratterizzata da connessioni tra unità elementari e informazionali (i quanti) che si intrecciano e risuonano generando l’universo di inesauribili variabili e relazioni probabilistiche che per familiarità chiamiamo realtà fisica.
Il digitale non è differente. Non solo perché la teoria quantistica ne costituisce l’infrastruttura a livello della materia, ma perché anch’esso è una dimensione della realtà caratterizzata da connessioni, risonanze tra elementi remoti, aggregazioni probabilistiche di dati.
Come la materia per la meccanica quantistica, così la realtà digitale è leggera, punteggiata, in continuo divenire, caratterizzata da un entanglementtra le sue unità costitutive non diverso da quello che i fisici ci segnalano tra i quanti. E questo non per caso, ma perché non potrebbe essere altrimenti.
A questo insieme di questioni, che interpellano la natura stessa della realtà digitale, è dedicato il programma di Ago nella stagione primaverile.